I giornali muoiono, cercasi il nuovo Scalfari
di Enrico Pedemonte
Le copie calano del 10% all’anno. La pubblicità migra sul web e in gran parte finisce nelle fauci di Google e Facebook. E gli abbonamenti digitali non decollano. Il vecchio modello del giornalismo italiano, che coniuga contenuti alti e bassi, sul web non funziona più. O almeno: non produce fatturato. E allora (continua la lettura)
Segnalazioni
Notre Dame e la costruzione delle fake news
Un video mostra una persona che cerca di dare fuoco, invano, ad alcuni ciocchi di quercia. Alcuni esperti confermano quanto sia difficile appiccare un incendio in certe condizioni. Una voce fuori campo insinua che l’incendio di Notre Dame non sia stato un incidente, ma l’attentato di un gruppo islamico. Risultato: il video ha avuto cinque milioni di visualizzazioni. Destinato a propagarsi come quelli che sostengono che la terra sia piatta, i vaccini dannosi, lo sbarco sulla Luna mai avvenuto… è diventato popolare soprattutto tra i simpatizzanti del gilet gialli. E dell’estrema destra americana. Nonostante il governo francese si ostini a dire che non si è trattato di un attentato. Da leggere su Poynter.org. Tecniche di costruzione delle fake news.
13 ragioni per suicidarsi su Netflix
Quando Netflix mandò in onda “13 reasons why” ci furono polemiche: la serie (tratta da un romanzo del 2007 di Jay Asher) raccontava le 13 ragioni (elencate in un video confessione) per cui una teen-ager progettava di suicidarsi. Ora una ricerca sostiene che negli Stati Uniti, dopo la messa in onda di “13 reasons why” ci fu un aumento del 28,9% dei suicidi tra gli adolescenti, mentre un’altra ricerca ha ottenuto risultati un po’ meno allarmistici (ma non del tutto tranquillizzanti). Il New Yorker fa notareche non c’è nulla di cui stupirsi: il suicidio è contagioso, come dimostrò nel 1774 in Germania la pubblicazione de “I dolori del giovane Werther”, firmato da Johann Wolfgang Goethe, che causò duemila suicidi per imitazione. Tanto che da allora si parla di “Effetto Werther”. Netflix avrebbe dovuto dunque censurarsi? Il New Yorker affronta la delicata questione articolando con sapienza le diverse posizioni. Netflix ha annunciato la terza stagione della serie, che è stata un grande successo.
ULTIME SU FACEBOOK
Uno dei fondatori di Facebook: spezzatela, è pericolosa
Chris Hughes, uno dei fondatori di Facebook e compagno di università di Mark Zuckerberg, ha scritto un lungo articolo (seimila parole) sul New York Times (It’s time to break-up Facebook) in cui chiede all’Antitrust americano di obbligare la piattaforma a vendere Whatsapp e Instagram. Hughes, che uscì da Facebook nel 2007, compie un’articolata analisi del potere eccessivo assunto da Zuckerberg (“Il potere di Mark è senza precedenti ed è fuori dalla tradizione americana”; “Mark da solo ha il potere di configurare gli algoritmi per determinare le notizie che la gente vede, quali regole imporre per la privacy e quali messaggi mostrare…”; “Mark può decidere di distruggere un competitore comprandolo, bloccandolo o copiandolo”. Si tratta di un testo importante, che analizza ogni aspetto dell’attività di Facebook, mette in luce la debolezza dell’Antitrust Usa grazie alla cultura che si è imposta da partire dagli anni Settanta, analizza i pro e i contro della decisione di spezzare la piattaforma. La candidata democratica Elizabeth Warren ha subito twittato: “Hughes ha ragione”.
Regolamentare Facebook: “La più grande sfida storica”
Sul GuardianSiva Vaidhyanathan, docente di Media Studies all’Università della Virginia, scrive che “regolamentare Facebook sarà una delle sfide più grandi della storia umana”: nessun’altra azienda ha mai avuto altrettanto potere né ha mai avuto effetti così sconvolgenti sulla società; Facebook opera al di là dei confini degli Stati, ma ogni Stato dovrà affrontare il problema in modo diverso”.
Facebook vuole battere moneta
Secondo il Wall Street Journal, Facebook sta investendo un miliardo di dollari in un sistema di pagamento basato su una “moneta digitale” che gli utenti possono scambiarsi, usare per fare acquisti sia sulla piattaforma sia su Internet. Il progetto è battezzato “Libra”. Un’idea in discussione – scrive il Journal – è che gli utenti ricevano un micropagamento “ogni volta che guardano una pubblicità o fanno acquisti sulla piattaforma”.
Facebook chiude all’estrema destra, Trump protesta
Zuckerberg ha decisodi chiudere (su Facebook e su Instagram) i profili di sette importanti influencer dell’estrema destra americana. Alex Jones, in particolare, è una delle figure più vicine all’attuale presidente degli Stati Uniti (a lui Trump ha dedicato una delle prime telefonate dopo la notizia della vittoria delle elezioni per la Casa Bianca), è responsabile della diffusione di molte tra le tesi cospirazionisteoggi in voga negli USA ed è coinvolto nella vicenda QAnon, di cui abbiamo parlato nei nostri approfondimenti. Trump ha gridatoalla censura: “Per i conservatori sui social è sempre peggio”.
Zuckerberg apre gli archivi
Facebook cerca di rifarsi la verginità dopo lo scandalo di Cambridge Analytica. Zuckerberg ha decisodi consegnare alle istituzioni scientifiche i dati accumulati dalla piattaforma in relazione a fake news ed elezioni politiche. In collaborazione con il Social Science Research Council (SSRC) ha messo a disposizione dei ricercatori gli strumenti per accedere a dati, profili, pagine e fonti di informazioni, al fine di rendere possibile un’indagine sugli effetti delle fake news e della pubblicità dei social media sulla polarizzazione degli utenti e sul loro voto. Per l’Italia è in corso un’analisi sulle elezioni politiche del 2018, coordinata dal Prof. Giglietto dell’Università Carlo Bo di Urbino.
Google e gli altri: Tumblr, i cinesi e la privacy
Anche Google chiede più privacy…
Sundar Pichai, Ceo di Google: “Noi crediamo che la privacy debba essere per tutti, non solo per pochi”. Ora chi naviga su YouTube e usa Google Maps può farlo in modalità incognita; può cancellare la sua storia memorizzata da Google dopo un periodo prefissato e controllare che cosa Google sa di lui. Pochi giorni fa Zuckerberg aveva detto che “il futuro è privato” e che Facebook privilegerà le conversazioni in piccoli gruppi, modello Whatsapp.
Inoltre, secondo il Wall Street Journal, Google sarebbe pronta a lanciare, sul suo browser Chrome, un nuovo strumento per consentire agli utenti di capire le funzioni di ogni singolo cookie e cancellarlo.
…ma intanto vuole invaderci la casa
Ma proprio mentre lancia appelli alla privacy, Google annuncia il lancio del nuovo Nest Hub Max. Si tratta della versione potenziata del Google Assistant, il dispositivo da tavolo con il quale gli utenti possono dialogare, ponendo domande in linguaggio naturale: la nuova versione sarà dotata di video (anche per le videochiamate) e avrà un’intelligenza artificiale sempre più raffinata. In sostanza, Google ha unificato il suo assistente personale con Nest, il termostato che, fin dall’inizio, era il punto cardine della strategia di Google nel controllo della casa. Si tratta di un grande passo nella conquista della privacy casalinga degli utenti: il nuovo prodotto riconosce le facce delle persone e le collega alla loro storia e alla loro agenda di appuntamenti; inoltre rileva ogni movimento all’interno della casa e può diventare un sistema anti-intrusione e anti-incendo. E naturalmente, invierà tutti nostri dati ai server di Google. https://www.theverge.com/2019/5/7/18301161/google-nest-hub-max-camera-home-announcement-io-2019-keynote
Privacy alla cinese
John Wethington, un esperto di sicurezza digitale, è entrato nel database di una smart city cinese, che non aveva alcuna protezione ed era installato nel cloud di Alibaba. Ha scoperto così l’archivio dei dati raccolti dalle telecamere diffuse nella città; un sistema di riconoscimento facciale registra gli occhi e le labbra di tutti i passanti e li collega ai documenti di identità e ai dati personali. Nel database viene registrata l’appartenenza etnica: gli Uiguri, una minoranza musulmana perseguitata dal regime di Pechino, vengono distinti dagli Han, il principale gruppo etnico cinese. Intanto il New York Timespubblica una nuova, straordinaria puntata sul sistema di sorveglianza che il, governo cinese sta costruendo in tutto il paese.
Pornhub vuole acquistare Tumblr
La notizia è rilevante, oltre che divertente. Tumblr è l’unico tra i social network di uso planetario nato fuori dalla Silicon Valley (fu fondato a New York). Acquisito dalla società di telecomunicazioni Verizon, ha una struttura che rende particolarmente semplice la condivisione delle foto e dei video, e per questo è particolarmente adatto alle esigenze della pornografia. Ovvio che l’acquirente più interessato sia Pornhub, numero uno del porno al mondo, proprietario, tra l’altro, di YouPorn.
Rete 5G: Vade retro Huaway
Perché gli Stati Uniti non voglionoche la cinese Huaway partecipi alla rete 5G? Perché si tratta di una tecnologia cruciale per la diffusione delle tecnologie digitali. Essendo un centinaio di volte più veloce del 4G consentirà di gestire non solo l’automazione casalinga, ma anche le auto senza guidatore, le aziende, le smart cities… Potrebbe essere soggetta agli attacchi hacker e Trump sostiene che non bisogna consegnare le chiavi delle nostre infrastrutture alla Cina. L’Europa, convinta che alla base della campagna di Trump ci sia soprattutto la sua ansia protezionista, non è d’accordo.
TV verticali?
I giovani si stanno abituando ai video verticali sul cellulare? Samsung propone una tv verticale.
Cose intelligenti che abbiamo letto
Destra e sinistra, chi sono i radicali
David Brooks scrive sul New York Times: “In entrambi i partiti (democratico e repubblicano, ndr) c’è stata una rottura rispetto al passato, dovuta alla radicalizzazione di una parte dell’elettorato”. Ma tra i repubblicani – spiega Brooks – la radicalizzazione ha contagiato il popolo, che ama Trump, mentre l’elite lo disdegna. Al contrario, tra i democratici a radicalizzarsi è stata l’elite culturale (che ama Bernie Sanders) e non il popolo (che preferisce il moderato Joe Biden). “In altre parole, la storia repubblicana è una storia di radicalizzazione populista, quella democratica è una storia di radicalizzazione delle elites”. Forse tutto questo ha qualcosa da dirci sulla politica italiana.
Il futuro dell’intelligenza artificiale
Interessante discussionetra lo storico israeliano Yuval Noah Harari e Fei-Fei Li, una dei pionieri dell’intelligenza artificiale. Dice Harari: “Si fa un gran parlare di intelligenza artificiale, ma è solo metà della storia. L’altra metà viene dalla scienza del cervello e dalla biologia. Collegando queste ricerche all’intelligenza artificiale, si potrà creare un algoritmo che capirà me stesso meglio di me, e potrà manipolarmi…”.