Perché prendere sul serio Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, quando promette di dare una radicale sterzata verso la privacy al suo social network? Questa è la domanda principale che gli analisti si sono fatti, in giro per il mondo, all’indomani dell’ormai celebre post (A Privacy-Focused Vision for Social Networking) del leader di Facebook) pubblicato il 6 marzo. Perché prendere sul serio Zuckerberg, dopo tutti gli scandali e le promesse non mantenute degli ultimi anni, non è facile. Ma ricapitoliamo. Il post di cui sto parlando è lunghissimo (3200 parole) ma le cose importanti sono quattro:
- Zuckerberg promette di trasformare Facebook dalla piazza del paese (“town square”) al salotto di casa (“living room”). In altri termini, assicura di volersi concentrare sulla comunicazione uno a uno (o all’interno di piccoli gruppi); e di garantire una privacy perfetta grazie a una crittografia end-to-end che consentirà di leggere i messaggi solo a chi li invia e li riceve. Neanche Facebook sarà in grado di aprirli.
- La seconda promessa prevede che gli utenti potranno cancellare i loro messaggi (anche quelli lasciati sulle bacheche altrui) quando vorranno, e potranno anche stabilire l’autocancellazione automatica dopo il tempo desiderato: un minuto, un’ora, un anno.
- E ora l’annuncio più importante: Facebook, Messenger, Whatsapp e Instagram saranno integrati e diventeranno un unico social network “interoperabile”. In pratica gli utenti di Facebook (2,3 miliardi) potranno scambiare messaggi con quelli di Instagram (un miliardo), Whatsapp (1,5 miliardi) e Messenger (1,3 miliardi).
- Una volta unificate le piattaforme, Zuckerberg prevede di lanciare un nuovo modello di business da aggiungere alla pubblicità: l’obiettivo è costruire un’infrastruttura per il commercio elettronico, in grado di gestire i pagamenti e garantire adeguati servizi bancari.
Le ragioni che hanno spinto Zuckerberg a compiere questa mossa sono parecchie. Una nuova ricerca di Edison Research sostiene che negli ultimi due anni Facebook ha perso 15 milioni di utenti (nei soli Stati Uniti), e questo calo è particolarmente evidente tra i giovani. Inoltre l’opinione pubblica sembra sempre più preoccupata per i problemi di privacy e un numero sempre maggiore di politici invoca duri interventi legislativi contro i grandi del web (in particolare contro Facebook) e persino un loro spezzatino (Elizabeth Warren, candidata democratica alle primarie per le presidenziali, è stata molto esplicita).
Dunque Zuckerberg – messo sulla graticola per una lunga serie di scandali legati alla violazione di elementari diritti alla privacy – ha deciso di rilanciare usando una strategia già usata altre volte: si è cosparso il capo di cenere per gli errori commessi in passato e ha proposto un nuovo modello per il futuro che sembra preludere a un’ulteriore espansione delle attività di Facebook. In particolare:
- La decisione di spostare il focus verso i messaggi privati (il salotto di casa) non significa affatto rinunciare a quelli pubblici (la piazza del paese).
- Consentire di cancellare i messaggi per evitare di “lasciare tracce” sul web è una scelta da tempo attesa per combattere un concorrente (Snapchat) che rappresenta una minaccia seria specie tra gli utenti più giovani.
- Riunificare in un unico social network le quattro attuali piattaforme renderà più difficile in futuro separarle, se questa dovesse essere la decisione delle autorità antitrust. Qui è bene ricordare che Zuckerberg, quando acquistò Instagram e Whatsapp, si era premurato di assicurare le autorità antitrust che avrebbe tenuto le aziende ben separate, e non avrebbe integrato i dati raccolti da ciascuna di esse. Naturalmente non ha rispettato quella promessa e oggi – mentre crescono i malumori dell’opinione pubblica e delle autorità antitrust – ecco che si accinge a integrarle. Come potrà spezzarle quando saranno diventate una cosa sola?
- Tutte le mosse annunciate sembrano andare in un’unica direzione: costruire una piattaforma del tutto simile a WeChat che in Cina oltre un miliardo di persone usa per qualunque attività: non solo per chiacchierare con gli amici e la famiglia, ma anche per pagare il taxi e il distributore automatico di bibite, leggere le notizie e acquistare online, fare ricerche e partecipare a conference call, fare operazioni bancarie e dialogare con le amministrazioni pubbliche. In Cina, WeChat (utilizzato dal governo come struttura di controllo sociale) riassume in sé le funzioni di Skype, di Facebook, di Instagram, di Twitter e a queste aggiunge la funzione di gestore del commercio elettronico. Inoltre, favorendo gli scambi all’interno di piccoli gruppi, favorisce il controllo di opinioni e di notizie non gradite a Pechino.
- L’obiettivo di Zuckerberg è partire dalla fitta rete di relazioni che saranno garantite dal nuovo social network centralizzato per costruire l’infrastruttura portante del commercio elettronico (che, esattamente come fa WeChat, trattiene una piccola quota di ogni trasferimento di denaro). L’Economist fa notare che Whatsapp sta già percorrendo questa strada in India, dove ha già sviluppato un sistema di pagamento online ed è in attesa dell’approvazione da parte del governo.
Zeynep Tufekci, una delle più acute analiste dell’economia digitale, scrive sul New York Times: “Questa presunta svolta verso la “visione centrata sulla privacy” sembra più uno scaltro riposizionamento competitivo, ammantato dalla retorica del rispetto della privacy”. Condivido in pieno quel giudizio. Mentre cresce la preoccupazione per lo strapotere di Facebook, Zuckerberg rilancia, per conquistare altri mercati.