Un libro sui monopoli digitali

Cominciamo la pubblicazione dei primi capitoli di un libro sui monopoli digitali. Si tratta di un progetto in corso d’opera che potrà subire molte modifiche nei mesi a venire anche, speriamo, grazie ai consigli, ai suggerimenti e alle critiche dei lettori. Anche il titolo di lavoro: “Contro Amazon, Facebook e Google, perché i monopoli digitali sono pericolosi”, che molti considerano troppo radicale e definitivo, potrebbe essere modificato. 

Il libro non si limita all’analisi dell’esistente, ma volge lo sguardo al passato e al futuro per capire le cause culturali dei fenomeni in corso, i probabili sviluppi e le soluzioni possibili. 

Nel progetto attuale, il libro è composto da una prefazione, da tre parti (Ieri, Oggi e Domani) e una Conclusione (Che fare). 

Nella prefazione spieghiamo brevemente le ragioni che ci hanno spinto ad affrontare questa impresa: sono le stesse che ci hanno indotto ad aprire questo blog, e che trovare esplicitate qui. 

Nella prima parte cerchiamo di descrivere l’evoluzione della cultura sui monopoli, dalla nascita dei movimenti antitrust alla fine dell’Ottocento al clima neoliberista nel quale – negli anni Novanta del secolo scorso – è nato e si è sviluppato il web. Il racconto si snoda a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, quando negli Stati Uniti si sviluppano monopoli straordinariamente potenti (Rockefeller, Vanderbilt, J.P.Morgan…). Il forte aumento delle ineguaglianze e il crescente disagio sociale spinge il governo americano (a partire dai primi anni del Novecento) a prendere decisioni drastiche: una data chiave è il 1911, quando la Standard Oil di John Rockefeller viene spezzata in 34 aziende. Si apre una fase di lotta contro i monopoli che culminerà con il New Deal di Roosevelt. 

Ma negli anni Sessanta e Settanta comincia una svolta culturale (che parte dall’università di Chicago) e politica (con l’avvento di Ronald Reagan alla Casa Bianca, negli anni Ottanta) che porta a un cambiamento radicale delle politiche antimonopolio. Questa svolta culturale contagia anche i democratici, che con la presidenza Clinton (anni Novanta) concludono lo smantellamento delle norme antimonopolio avviato da Reagan. Il web, all’inizio degli anni Novanta, nasce in questo clima culturale: appare ovvio che la nuova economia digitale debba crescere senza vincoli, senza regole, persino senza tasse. I monopoli di oggi sono figli di una cultura libertarian che ha attecchito nella Silicon Valley ed è poi diventata egemone a livello internazionale. 

La seconda parte (Oggi) cerca di rispondere alla domanda fondamentale del libro: che cosa sono diventati i monopoli oggi? È divisa in tre capitoli, dedicati ai tre Grandi del web – Amazon, Google e Facebook – e racconta la storia della loro inarrestabile espansione. I tre capitoli raccontano il ruolo degli algoritmi, l’uso dei dati degli utenti, le acquisizioni dei concorrenti, i problemi fiscali, le politiche dei prezzi, gli investimenti in ricerca e sviluppo. Dalle tre storie emerge il quadro di un potere crescente e incontrollato che mette in discussione il ruolo degli stati.

La tecnologia dei nuovi monopoli (comunicazione e automazione algoritmica) è per sua essenza un’offerta di welfare (servizi gratuiti o con riduzione drastica dei prezzi) in un’epoca di crisi dello Stato, di crescita della differenza sociale, di riduzione della formazione scolastica di alto livello, di vantaggio della rendita sul reddito; non incrementa il numero di posti di lavoro, determina una contrazione dell’indice di produttività, elimina gli intermediari ponendo pochi agenti come intermediari universali, si fonda sulla profilazione, sul controllo dell’attenzione, sulla previsione dell’intero gioco economico. 

La terza parte (Domani) descrive la peculiare visione del futuro che si è sviluppata nella Silicon Valley, i progetti a lunga scadenza di aziende che investono in ricerca e sviluppo su temi chiave come l’intelligenza artificiale somme superiori rispetto a quelle investite dagli Stati più ricchi. Una delle caratteristiche fondanti di quelle aziende (e di quell’area geografica) la volontà di ridisegnare il mondo, reingegnerizzare la nostra vita, le nostre città, il nostro vivere sociale, le regole del lavoro. Raccontiamo le idee di personaggi chiave (Peter Thiel, Ray Kurzweil e altri) e i progetti di ricerca delle aziende, in uno scenario realistico di quello che sta per accadere. 

Nell’ultimo breve capitolo (Che fare?) elencheremo e discuteremo le possibili proposte per porre un argine a queste aziende: un compito particolarmente difficile perché limitando la loro libertà di sviluppo si rischia di danneggiare l’innovazione e favorire la concorrenza di aziende cinesi concorrenti che  continueranno a prosperare in un ambiente socio culturale del tutto diverso, sotto il controllo di uno stato autoritario e in assenza di anticorpi per la difesa della privacy e il controllo dei dati. Si tratta di un problema serio e drammatico che le società democratiche devono affrontare e risolvere.

Ripetiamo: si tratta di un lavoro in corso d’opera. I suggerimenti dei lettori ci aiuteranno a migliorarlo. 

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