Segnalazioni
Tesla e le batterie dimezzate
Mentre l’uragano Dorian si avvicinava all’East Coast degli Stati Uniti, Elon Musk, il fondatore di Tesla, ha annunciatoche alcuni clienti (quelli alla guida dei modelli più economici della casa) avrebbero presto fatto una gradevole scoperta: improvvisamente la loro auto elettrica avrebbe avuto più autonomia. La ragione? I tecnici di Tesla avevano “sbloccato” la batteria (via Internet) consentendo all’auto di percorrere più chilometri. In questo modo Tesla ha ammesso di montare le stesse batterie sulle auto più costose e su quelle meno costose. Con una differenza: sulle prime la batteria funziona al massimo della capacità, sulle seconde c’è un blocco.
Google contro gli aggregatori
Google ha deciso di modificare gli algoritmi per dare una mano ai giornali di qualità, favorendo chi produce articoli originali a scapito di chi si limita a copiare (gli aggregatori). L’azienda ha chiesto a circa 10 diecimila “valutatori”, che analizzano i contenuti promossi da Google Search, di affinare gli algoritmi tenendo conto dell’originalità degli articoli e della reputazione del giornale .
News di qualità o gossip?
Il 32% delle persone intervistate dal Digital News Report (un progetto internazionale dell’università di Oxford) ammette di non leggere le news. Due anni fa era il 29%. Due “non lettori” su tre spiegano questa scelta affermando che leggere le news ha un effetto negativo sull’umore e dà un senso di impotenza. I più giovani vorrebbero news meno noiose, i più anziani le preferirebbero meno pessimiste sul futuro. In generale, i cittadini vorrebbero news di qualità più alta, ma Alexandra Borchardt, ricercatrice al Reuters Institute for the Study of Journalism (l’istituto di Oxford che cura il sondaggio, il più esteso al mondo) sostiene che spesso le persone intervistate mentono: chiedono più qualità ma cliccano preferibilmente su storie di cronaca nera e di gossip. E queste preferenze (che emergono misurando gli articoli più cliccati sul web) spingono i giornali ad abbassare il livello.
Tre ore di social fanno male alla testa
I teenager che passano più di tre ore al giornosui social media hanno più probabilità di sviluppare problemi come la depressione, l’ansia, l’aggressività e in generale comportamenti antisociali. È quanto emerge da uno studio pubblicato dalla rivista scientifica Jama Psychiatry. Per arrivare a questa conclusione i ricercatori hanno seguito 6.600 ragazzini tra i 12 e i 15 anni. Al centro dell’attenzione l’abuso di social media, che possono indurre dipendenza.
Facebook blocca Netaniahu (che chiede scusa)
L’11 settembre Facebook ha bloccato un post della campagna elettorale di Benjamin Netanyahu, primo ministro israeliano, definendolo un “messaggio di odio”. Il post invitava gli israeliani a scongiurare la vittoria elettorale di “un pericoloso governo di sinistra” i cui “leader ebrei” si appoggiano a politici arabi “che vogliono distruggerci tutti – donne, uomini e bambini – e consentire un Iran nuclearizzato che ci spazzerebbe via”. Netanyahu ha riconosciuto l’errore, incolpando un volontario della campagna elettorale.
Facebook blocca Casapound (che trova alleati)
Facebook blocca una decina di profili di Casapound e Forza Nuova (due organizzazioni neofasciste) per porre un freno ai messaggi che incitano all’odio e alla violenza. Le due organizzazioni protestano, parlano di discriminazione e annunciano ricorsi alla magistratura. Qualcuno dà loro ragione. Per esempio Mattia Feltri che nella sua rubrica pubblicata dalla Stampa (Fascisti che non ti aspetti) mette in discussione il diritto, da parte di un’organizzazione privata come Facebook di censurare alcunché. Feltri scrive: “Se ne sono viste poche di robe più fasciste”. La contraddizione esiste, certo, ma Feltri si deve essere perso qualcosa del dibattito in corso e degli effetti devastanti dei messaggi di odio online in tutto il mondo. La realtà è che Facebook comincia a comportarsi come un editore, e si occupa delle cose che pubblica, anche se rifiuta di essere considerato tale per non incorrere nelle regole imposte agli editori.
La Francia tassa Google
Ennesima multa per Google: pagherà 500 milioni di euro di multa e 465 milioni di euro per tasse non pagate allo Stato francese. La ragione? Per molti anni Google ha pagato le tasse per i suoi contratti pubblicitari europei solo in Irlanda. Ma ora le regole francesi prevedono che le aziende con un fatturato globale di oltre 750 milioni di euro devono pagare una tassa del 3% del fatturato realizzato in Francia (se supera i 25 milioni di euro). Si tratta di una norma transitoria (stigmatizzata dal presidente Donald Trump ma poi accettata dopo un accordo siglato al G7) in attesa che l’Ocse trovi un accordo internazionale per tassare i giganti dell’high tech.
La Francia condanna Libra
All’apertura della conferenza Ocse sulle cryptomonete il francese Bruno Le Maire, ministro per l’Economia e la Finanza, ha dichiaratoche Libra (la criptomoneta di Facebook) sarà bloccata sul territorio francese perché si tratta di una minaccia alla sovranità monetaria: “Non possiamo autorizzare lo sviluppo di Libra sul suolo europeo”.
“Ecco perché 50 Stati indagano su Google”
Ken Paxton, procuratore generale del Texas, spiega in un editoriale sul Wall Street Journalperché i 50 Stati americani abbiano aperto un’indagine antitrust contro Google: “I miei colleghi procuratori generali e io abbiamo lanciato questa investigazione perché Google ha un potere senza precedenti sulle nostre vite. Google ha il potere di controllare quello che leggiamo, di manipolare le persone e le aziende. Può compromettere la nostra privacy. Può distruggere i concorrenti (e quindi le scelte dei consumatori) semplicemente facendo affondare i loro siti in una marea di risultati della ricerca. L’informazione è potere e gli americani stanno cominciando a capire quanto potere Google abbia su di loro”.
AppleTvPlus: cinque dollari al mese
Il primo novembre partirà AppleTvPlus, il servizio di streaming con cui Apple pensa di fare concorrenza a Netflix. Costerà 4,99 euro al mese, ma sarà gratis per un anno per chi compra un iPhone, un iPad, un Mac o un AppleTv. Apple ha già investito cinque miliardi di dollari in film e serie.
Mille miliardi di computer
Nel 2035, nel mondo ci saranno mille miliardi di computer connessi alla rete e sparsi ovunque: dai ponti ai vestiti, dagli animali da allevamento al cibo. Un’inchiesta di copertina dell’Economist cerca di capire come sarà un mondo dove quasi ogni cosa sarà collegata alla rete.